Salute e benessere

Salute e benessere

Alcuni spunti di riflessione sul tema della salute e del benessere proposti dalla dott.ssa Patrizia Minetto, psicologa-psicoterapeuta referente del progetto Servizio di consulenza clinica e orientativa UniGe:

 

Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e di benessere sociale e non semplicemente assenza di malattia o infermità.

Oltre al modello dell’O.M.S, oggi si identificano diversi modelli di salute tra cui: il modello medico il modello del benessere e il modello socio-ambientale. I diversi punti di vista individuano aspetti particolari della salute cui possono aggiungersi i prerequisiti della salute come la pace, l’educazione, il cibo, il reddito, la giustizia sociale, l’inquinamento, il lavoro e molti altri parametri che condizionano la vita quotidiana di tutti e quindi la salute di ciascuno. (Advanced Therapies. Numero 3 – 2013).

Una visione interessante dell’essere umano collegata ad un approccio psicosomatico ed ecobiopsicologico, è quella proposta dalla PNEI (Psiconeuroendocrinoimmunologia).

Questa branca delle neuroscienze sta rivoluzionando la comprensione del funzionamento dell’essere umano. L’essere umano viene considerato, secondo questo approccio come una rete psicosomatica che collega il corpo, le emozioni, la mente e la consapevolezza.

La PNEI sostenuta da migliaia di ricerche scientifiche permette una comprensione unitaria dell’essere umano, superando la frammentazione tra corpo, mente e coscienza. Secondo la PNEI le malattie sono influenzate da fattori fisici, ma anche da disagi emotivi e psicologici. (https://www.benessereglobale.org/benessere)

La conoscenza di sé stessi, in una visione unitaria della persona, favorisce l’acquisizione di consapevolezza del proprio modo di essere e delle proprie risorse ed aiuta a migliorare la capacità di creare competenze in diversi ambiti della vita e di stare meglio.

In ambito lavorativo avere consapevolezza del proprio modo di relazionarsi produce un impatto positivo sulla qualità del tempo trascorso al lavoro. Il proprio modo di interagire, se ben si osserva, ha similitudini sia quando ci si muove nell’ambito privato, della propria famiglia, degli amici ecc. sia quando ci si trova sul lavoro.

Desiderio di conoscenza, di scoperta e di miglioramento personale sono tra i fattori, insieme a molti altri, che migliorano la qualità della vita.

Acquisire consapevolezza di sé stessi, permette di accedere a molte risorse personali che possono essere bloccate.

La psicosomatica ben definisce come gli aspetti, cognitivo, emotivo e corporeo siano interconnessi e come lo stress, causato da un sovraccarico di impegni, pensieri, preoccupazioni, possa causare malessere e disagio. Quando le situazioni che generano pesantezza si protraggono nel tempo, e la persona si sente soverchiata ed impotente, può andare incontro a vere e proprie patologie.

Paul Mac Lean propone la teoria dei tre cervelli per spiegare l’interconnessione tra pensieri, emozioni e corpo. Una teoria formulata nei primi anni 70’, che si basa sugli studi della psicologia evoluzionista, per certi aspetti superata, ma che aiuta a comprendere come il solo aspetto razionale, “collocato” secondo questo studioso nel cervello neocorticale, non possa soddisfare i bisogni umani, che necessitano di risposte a molti livelli, soprattutto sul piano emotivo.

Abraham Harold Maslow, psicologo, ha proposto negli anni 50’ un modello motivazionale proprio a partire da una gerarchia di bisogni umani da lui individuati. Secondo la sua famosa piramide dei bisogni, l’essere umano soddisfa i suoi bisogni in modo gerarchico, da quelli più elementari a quelli di “ordine superiore”. L’essere umano ha diversi bisogni che vanno da quelli di base, fondamentali per la sopravvivenza a quelli sociali, relazionali, come il bisogno di riconoscimento, ascolto, affetto, amore, soddisfazione ecc. che necessitano per la loro realizzazione della mobilitazione di risorse interiori. Pur essendo molto cambiato il panorama storico e in parte anche i bisogni e le esperienze umane, resta importante per ogni individuo, la capacità di riconoscere la comprensione profonda dei propri bisogni.

A volte, le persone possono perdere l’abitudine all’ascolto di sé stessi e senza rendersene conto perdere la possibilità di riconoscere i propri bisogni e di comprenderne il senso.

In alcuni casi, e capita spesso, le persone non riconoscono i propri bisogni più profondi e cercano soddisfazione attraverso cose materiali o riempendo il senso di vuoto, di insoddisfazione o ansia con il cibo o altre cose.

L’ascolto dei segnali del corpo, e l’espressione delle proprie emozioni e dei propri pensieri è alla base del benessere psicosomatico e del rapporto con sé stessi e il mondo circostante.

“La civiltà occidentale non ha l’abitudine a sentire/ pensare il corpo. In Occidente si usa il corpo per affermarsi nel mondo, ma non lo si sente dall’interno nelle energie vitali che lo percorrono e ne caratterizzano l’essere vivo. In Occidente non si è stabilita una scienza delle propriocezioni del corpo come in India nello Hatha Yoga o in Cina nel Thai Chi” - (Advanced Therapies. Numero 3 – 2013).

Praticare l’ascolto di sé stessi porta ad un miglioramento delle relazioni in ogni ambito di vita anche quando di fronte a certe situazioni, non modificabili, si fa esperienza di sentire senso di impotenza, emozioni e pensieri negativi.

Un buon aiuto nel riappropriarsi dell’ascolto di sé stessi è la pratica della Mindfulness.

Si tratta di una forma di meditazione che attraverso l’utilizzo del respiro aiuta a riconnettersi con se stessi. Le numerose ricerche confermano come questa semplice pratica diminuisca l’ansia, la depressione, favorisca la concentrazione e migliori in generale lo stato di benessere.

La conoscenza di sé stessi, permette di accettare anche situazioni difficili e trovare nuove risposte, nuove modalità di affrontare le cose, smobilitando energie creative; un atteggiamento propositivo, attivo, riduce la possibilità di incorrere in manifestazioni di ansia, insonnia, inappetenza o umore disforico.

Ognuno può dare il proprio contributo nel proprio ambiente familiare e lavorativo per stare meglio con la consapevolezza e la responsabilità che il proprio modo di rapportarsi e di offrire agli altri la propria presenza ha ripercussioni su tutto il contesto.

Chi fosse interessato a un confronto su questi temi può scrivere alla mail del servizio: benessereorganizzativo@unige.it

Buona estate

Patrizia Minetto